Guida al Salento

                                             IL SALENTO

  La penisola salentina ha radici antichissime che, data la sua collocazione geografica, la legano indissolubilmente al mare. L'origine del nome stesso richiama infatti quel rapporto con il "sale" proveniente dal mar Ionio e Tirreno che rappresenta gioie e dolori di questa terra.
  Da sempre il Salento ha rappresentato uno dei principali punti di scalo per il commercio tra Grecia ed Oriente, grazie ai porti di Brindisi, Taranto e Gallipoli.
  E' Bene ricordare che il territorio salentino ingoia interamente Lecce e la sua provincia, ma solo parzialmente le province di Brindisi e Taranto, sebbene questi capoluoghi rappresentino dei baluardi nella storia del territorio.


LA STORIA

  L'attuale popolazione salentina trae origine dai Messapi, abitanti della Messapia ("Terra tra due mari"), che nel 474 a.c furono assorbiti dalla popolazione greco-spartana di Taranto, come raccontato da Erodoto. Circa 150 anni dopo, la popolazione Tarantina fu' conquistata da Roma, che latinizzò la zona dando i natali a importantissimi poeti e autori latini come Quinto Ennio e Pacuvio.

Molti altri autori hanno creato dei legami profondi con il Salento, tra cui Cicerone ("Lettere Brindisine") e Virgilio, che morì proprio a Brindisi di ritorno dalla Grecia.
  Nei secoli il salento rimase culturalmente indipendente grazie all'occupazione Bizantina, che fino al X secolo resistette alle invasioni Longobarde e Saracene.
  Il ricordo di tali battaglie protratte nei secoli è ancor ora riscontrabile nei testi di canzoni popolari (pizzica e taranta) o nei modi di dire della popolazione locale ("Mamma li turchi!").
  Nel 1088 venne fondata la Contea di Lecce, che diede i natali al re normanno Tancredi di Sicilia, assumendo il ruolo di centro principale del Salento.
  In seguito a questo evento, il siciliano Federico II di Svevia curò particolarmente il Salento, lasciando la sua impronta in importantissime strutture come il castello di Brindisi. Agli Svevi succedettero  i francesi Angioini, ed è ad essi che è da attribuire la realizzazione del castello rivellino di Gallipoli, fortificazione sul mare che protegge l'entrata alla parte antica della città.
  Altre impronte culturali sono state lasciate dai conquistatori Spagnoli e Borbonici, ma tali invasioni hanno ridotto il salento ad una semplice provincia politica dei loro imperi.

   Durante il fascismo, invece, il Salento ebbe maggior attenzione da parte del Governo Italiano forse grazie alla presenza di Achille Starace, braccio destro di Mussolini, nato a Sannicola all'epoca frazione di Gallipoli. Nella prima metà del 1900, infatti, fu indetta la bonifica delle paludi salentine che debellarono la malaria dalla zona, la realizzazione dell'acquedotto pugliese e la realizzazione delle Ferrovie del Sud-Est, percorse dalla famosa "Littorina" tanto promossa dal Duce.


COSA VISITARE

GALLIPOLI

  L'origine del nome di Gallipoli è da ricercarsi nella lingua greca, precisamente da "Kalé Polis", ovvero "La Bella Città".  Tutt'oggi, Gallipoli è conosciuta come "La perla dello Ionio".
  Alcuni storici fanno risalire la nascita di Gallipoli al tempo del Cretese Idomeneo, guerriero che recava impressa sul suo scudo l'immagine di un gallo, diventato poi il simbolo della città.
Un'altra accreditata versione è quella dell'esodo degli Aletini, abitanti della vicina e rigogliosa Alezio, che cercarono rifugio sull'isola di Gallipoli in seguito alle razzie ad opera dei Saraceni.
  Grazie alla sua posizione geografica, Gallipoli fu da sempre al centro degli scambi commerciali da e per tutta l'Italia e per questa ragione fu soggetta a suscitare gli interessi dei grandi dominatori delle varie epoche. Dapprima abitata dai Messapi, fu sconfitta da Roma e saccheggiata da Goti e Vandali. Ricostruita dai Bizantini, fu poi governata dai Normanni e razziata, in seguito, dagli Angioini.
  Dopo aver resistito all'attacco dei Veneziani nel 1484, fu assediata da Spagnoli e Borboni, diventando parte del Regno delle due Sicilie.
   In questo periodo furono creati il porto, centro internazionale di scambi commerciali di olio lampante e vino, ed il ponte settecentesco, oggi dedicato a Papa Wojtyla, rendendo di fatto l'isola di Gallipoli una penisola.



Cosa c'é a Gallipoli

  Gallipoli è divisibile in due zone: la parte antica, costruita all'interno dell'isola, ed il borgo, sviluppato sulla terraferma.
  Il borgo è sede di numerosi negozi e boutiques, specialmente negli isolati che costeggiano la via principale: Corso Roma. La sera è qui che si svolge la maggior parte del "passeggio" gallipolino, dove sono concentrati molti cocktail e lounge bar.
  La parte antica è molto caratteristica, interamente costituita da vicoletti tortuosi simili a labirinti. Il consiglio è quello di "perdersi" all'interno delle stradine laterali, e godersi le tipiche corti, gli antichi palazzi ed il folklore gallipolino. Non abbiate paura di perdere l'orientamento, tutte le stradine portano sulle mura urbiche prima o poi.
  Una volta affacciati sulle mura, potrete godere dello straordinario panorama che Gallipoli vi regala. Il bastione della chiesa del Crocifisso vi presenterà a pochi metri "l'isola del Campo" e lo "Scoglio dei piccioni", abituali mete delle gite in barca gallipoline. Un miglio piu' al largo, invece, noterete "l'isola di Sant'Andrea", con il suo caratteristico e romantico faro. "L'isola" è ora convertita in parco naturalistico per la protezione del "Gabbiano Corso" e, nel periodo estivo, è possibile visitarla grazie a tour guidati con biologi marini.
  Si noteranno, durante le vostre passeggiate, la presenza di numerose chiese, molte delle quali disposte lungo le mura del borgo antico. Le chiese, infatti, sono sempre state al centro delle tradizioni gallipoline, ma anche della vita quotidiana. Oltre ad essere luoghi di culto, infatti, sono anche sede delle omonime confraternite, la cui appartenenza era sancita dal "mestiere di famiglia" che si esercitava. Ad esempio, alla Confraternita del Ss. Rosario appartenevano soprattutto sarti, alla Chiesa della Purità i facchini, alla Confraternita del Carmine i calzolai e così via. In questo modo ci si spiega l'indissolubile legame dei gallipolini con i riti religiosi, che raggiungono il loro culmine durante il periodo di Pasqua. Durante la Settimana Santa, infatti,  è d'obbligo assistere alle diverse processioni degli incappucciati, detti "mai" (membri delle confraternite). Tra di esse, la più importante è quella de "l'Urnia", tenutasi dal pomeriggio del Venerdì Santo, alle 2 del mattino del giorno dopo e che riceve la partecipazione di migliaia di persone.
  L'ubicazione delle chiese lungo le mura ha una motivazione molto importante. Da sempre Gallipoli, ha trovato sostentamento grazie alla pesca. Alle volte accadeva che i pescatori venivano sorpresi dal mal tempo e che avessero difficoltà ad individuare la terraferma. In queste occasioni, le mogli allarmate correvano nelle chiese chiedendo di suonare le campane, così da permettere alle barche in difficoltà di individuare la città.
 Tutte le chiese di Gallipoli meriterebbero una visita, ma davvero imperdibili sono la Cattedrale di Sant'Agata, esempio di barocco leccese, la Chiesa della Purità, gioiello dorato ristrutturato nel 2012, e la chiesa di San Francesco d'Assisi, ospitante l'impressionante statua lignea del "malladrone", descritta nel 1895 da Gabriele D'Annunzio "...di orrida bellezza". La statua, oltre a ritrarre un conturbante malefico ghigno sul viso del ladro crocefisso, è al centro di uno strano fenomeno. Pare infatti che i vestiti del "mal ladrone" si consumino con i mesi, come se bruciassero, si dice ad opera del peccato che avvolge il personaggio.


ALEZIO

Alezio era al tempo dei Messapi una città fiorente e rigogliosa, forse fondata dal re di Creta Lizio Idomeneo. A testimonianza di ciò è visitabile l'antichissima necropoli messapica aletina, famosa per i diversi tipi di sepoltura riscontrabili all'interno.
Sebbene sia Plinio il Vecchio che Tolomeo la descrivano come una città con oltre 70.000 abitanti e avente un anfiteatro, ancor ora non sono stati ritrovate tracce di urbanizzazione di quell'epoca.
Probabilmente molte di queste tracce sono state nascoste dalle strutture abitative moderne, e la carenza di fondi non permette delle adeguate ricerche in loco.
Intorno all'anno 1000, Alezio fu distrutta dai Saraceni, che costrinsero gli Aletini a rifugiarsi nell'isola di Gallipoli, dando il via allo sviluppo di questa città.
Durante il periodo angioino, le guerre obbligarono molti Gallipolini a tornare ad Alezio, che grazie a Francesco Alemanno detto "u Picciottu" torno' a prendere una identità propria.
Alezio è detta in termini dialettali "Li Picciotti", probabilmente proprio grazie all'influenza di Alemanno.
  Una teoria alternativa ed abbastanza comprovata sull'origine del nome "Li Picciotti", è quella che pescatori siciliani in attività presso Gallipoli, avessero casa nella zona della Chiesa della Lizza, fulcro di Alezio. Quindi, durante i loro dialoghi quotidiani, sarà stato frequente ascoltare frasi come:

-"Turnamunde a 'lli picciotti!" ("Torniamo dai bambini!")


In Breve:
-Visita al museo civico messapico;
-25 e 27 Agosto, festeggiamenti della Madonna della Lizza, con tipica processione e fiera patronale.


IL DIALETTO SALENTINO

  Il dialetto salentino, riconosciuto dall'Unesco come "lingua", rispecchia fedelmente la storia vissuta dalla terra. Molto simile al siciliano orientale (influenze normanne), si distingue in modo evidente dal dialetto pugliese che domina il resto della regione.
  Alcuni evidenti dettagli balzano immediatamente all'orecchio dei turisti. La prima caratteristica è quella di sostituire la vocale "o" con la "u", in particolare se posta alla fine della parola. Ad esempio "il lupo" diventa "lu lupu", così come "il capo" diventa "lu capu".
  Un altro atteggiamento linguistico è dato dalla posposizione del verbo alla fine della frase, come è evidente in questo breve dialogo:

-"E quiddhu c'ete?" ("E costui chi sarebbe?")
-"Lu furese ete!" ("E' il contadino!")

  Particolarmente ostica per i non autoctoni è la sostituzione fonetica nelle parole contenenti la doppia "ll" con il gruppo "ddh", che si traduce in un suono "dr" molto accentuato, come avviene nella parola "Gallipoli" pronunciata "Caddhipuli".
  Altre influenze storiche sono evidenti in alcuni termini ancora utilizzati. La parola dialettale "pòscia" ("tasca") deriva dal termine francese "poche", così come "buatta" ("lattina") proviene da "boite".
  La caratteristica di "porto di mare" è evidente nel richiamo tipico gallipolino "Ehi iu!" (dall'inglese "Ehi you!") introdotto certamente dai marinai inglesi che spesso frequentavano Gallipoli per interessi commerciali.
  Il dialetto della zona di Nardò, invece, mette in risalto le origini spagnole. Un esempio è dato dal termine "buenu", identico sia nel significato che nell'ortografia al corrispondente termine iberico.
  Un discorso a parte è assolutamente da dedicare al Griko, che è ancora parlato in alcuni paesi dell'entro terra come Calimera, nella Grecìa Salentina. Il Griko somiglia molto al greco antico, sebbene abbia poi subito influenze e modificazioni nei secoli. Molti racconti e testi popolari sono ancor ora trasmessi in questa lingua, tra i quali è doveroso citare "Kali Nifta" (altresì conosciuta impropriamente come "lariolariolallero"), famosissimo e coinvolgente pezzo musicale di pizzica salentina.